Autore: Fatture in Cloud
Complice anche la pandemia, il commercio elettronico è entrato a far parte della nostra quotidianità: si stima, infatti, che 8 italiani su 10 facciano almeno un acquisto online al mese (fonte Osservatorio Idealo), generando un giro d’affari di quasi 50 miliardi di euro nel solo 2022 (fonte Osservatorio eCommerce del Politecnico di Milano).
Un fenomeno globale e complesso, che ad alcuni può - ancora oggi - incutere qualche timore. Capire che cos’è il commercio elettronico e analizzare la normativa che ne disciplina il funzionamento può essere di grande aiuto a risolvere ogni perplessità. Gli acquisti online di beni e servizi sono infatti più sicuri di quanto si possa immaginare.
Nei paragrafi che seguono daremo una definizione di commercio elettronico semplice ma dettagliata, così da chiarire ogni dubbio sulla sua natura. Analizzeremo poi le varie tipologie di e-commerce esistenti, per terminare con una carrellata sulla normativa italiana ed europea alla quale i venditori online devono attenersi. Insomma, un’introduzione generale al mondo dell’e-commerce grazie alla quale ti sarà più semplice capire cosa è il commercio elettronico e come funziona.
Indice
Il commercio elettronico è l’attività di compravendita di beni e servizi che viene effettuata tramite l’utilizzo di sistemi telematici (in particolare, mediante Internet) senza che le due parti (acquirente e venditore) si trovino fisicamente nello stesso luogo.
Detto in parole più semplici, l’e-commerce è un sistema che consente a una persona di acquistare un bene o servizio a distanza, sfruttando la connessione Internet del suo computer o del suo smartphone senza che si trovi nello stesso luogo fisico del venditore.
Il pagamento può avvenire utilizzando carte di credito o debito, tramite bonifico bancario o in contrassegno postale.
Da questa definizione appare chiaro come i confini del commercio elettronico siano piuttosto ampi. A seconda della modalità di vendita e della tipologia di acquisto possiamo individuare e definire varie tipologie di commercio elettronico. Quella più utilizzata distingue tra quello diretto e indiretto.
Il commercio elettronico indiretto è quello più frequente e riguarda la cessione di beni materiali.
Se ti è mai capitato di fare un acquisto da un qualunque marketplace online (come Amazon o eBay, tanto per citare due dei più conosciuti) e di aver ricevuto a casa il pacco, allora hai affrontato una transazione elettronica “indiretta”.
Questa forma di compravendita non è molto diversa dagli acquisti che effettui in un negozio fisico, se non per le modalità con cui concludi la transazione.
Il commercio elettronico diretto prevede invece la cessione di beni immateriali in forma sostanzialmente automatizzata.
In questo caso l’intera operazione avviene online, senza che il venditore debba spedire alcun pacco, e può essere considerata conclusa nel momento in cui viene effettuato il pagamento.
Pensa a quando compri online la licenza, un album musicale, oppure un film: in tutte e tre i casi, una volta completato l’acquisto, potrai avere il “bene” tramite il download dello stesso, senza attendere che ti venga recapitato fisicamente.
Il commercio elettronico diretto e indiretto si differenziano tra loro non solo per le carattersitiche dell'acquisto, ma anche per l'emissione della fattura, come approfondiremo nel capitolo sulla fatturazione e-commerce.
Un’altra modalità di categorizzare i vari tipi di commercio elettronico passa dai soggetti che partecipano al processo di compravendita.
Possiamo così distinguere tra e-commerce B2c, e-commerce B2b, e-commerce C2c ed e-commerce C2b.
Come abbiamo detto all’inizio, il settore del commercio elettronico è regolamentato.
Anche se non ci sono particolari “ostacoli all’ingresso” per poter aprire un e-commerce e portare avanti un’attività di vendita online, è necessario rifarsi a principi legislativi definiti tanto a livello nazionale, quanto a livello comunitario. Tra questi, la Direttiva 2000/31/CE è la più importante.
L’obiettivo principale della direttiva comunitaria, recepita tre anni più tardi con il D.Lgs 70/2003, è quella di fornire un terreno legislativo comune a tutti gli stati membri, all’interno del quale muoversi per regolamentare le attività di commercio elettronico.
Nello specifico, la direttiva stabilisce che il cliente debba essere informato in maniera chiara e facilmente comprensibile su:
Altrettanto importante è anche il Decreto Legislativo 185 del 1999, che recepisce e attua la direttiva comunitaria 97/7/CE sulla protezione dei consumatori in materia di contratti a distanza.
Anche se nel 1997 il commercio elettronico era piuttosto diverso da come lo conosciamo oggi e, la norma definisce regole chiare e uguali per tutti i cittadini dell’Unione Europea nell’ambito dei contratti stipulati a distanza, cioè quando venditore e acquirente non si trovano nello stesso luogo fisico.
La normativa si applica anche agli acquisti per telefono e introduce, tra le altre cose, anche l’esercizio del diritto di recesso. In questo modo, l’acquirente può vedere il prodotto acquistato e decidere di restituirlo entro un lasso di tempo congruo senza esser costretto a pagare penali.
Ancora precedente è la cosiddetta legge Bersani, che liberalizza il settore del commercio in Italia e interviene, incidentalmente, anche sulle attività di commercio elettronico, individuate come una forma “speciale” di vendita al dettaglio.
Secondo la legge Bersani, chi intende avviare un’attività commerciale ha l’obbligo:
Questi obblighi, insieme agli altri previsti dalla disciplina nazionale, si applicano anche a chi ha intenzione di aprire un negozio di e-commerce.
Come abbiamo visto, il commercio elettronico è un mercato con un ampio giro d'affari, ma non per questo motivo è sempre profittevole per un potenziale venditore online.
Infatti, insieme a tante opportunità, nasconde anche molte insidie. Approfondiremo l'argomento nel prossimo capitolo, dedicato a vantaggi e svantaggi dell'e-commerce.