Capitolo n° 6

Fonti di finanziamento: cosa sono e quali utilizzare

Per la tua piccola e media impresa puoi ricorrere a diverse fonti di finanziamento: interne ed esterne, a breve e lungo termine. Scopri quali sono e in cosa differiscono l'una con l'altra.

Autore: Fatture in Cloud

 

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Avviare un’azienda e gestirla non è semplice. Non ci si improvvisa imprenditori, ma bisogna studiare e analizzare attentamente il mercato di riferimento prima di iniziare un’avventura imprenditoriale. Soprattutto bisogna tenere in considerazione un fattore non indifferente: le fonti di finanziamento.
Anche solo per avviare le pratiche burocratiche per creare un’azienda bisogna avere un capitale a disposizione, soprattutto se la propria azienda è di piccolissime dimensioni.

Quali sono le fonti di finanziamento a cui fare affidamento? Come si dividono? Quale è il giusto mix? Tutte domande a cui un imprenditore o imprenditrice deve saper dare risposta per non rischiare di fallire ancor prima di cominciare.

In soldoni, per fonti di finanziamento si intendono i modi con cui un’azienda può reperire risorse per lanciare l’impresa, per coprire eventuali disavanzi di bilancio, oppure per fare investimenti sul lungo periodo.

In base alla necessità esistono diverse fonti di finanziamento che vengono classificate in due macroaree: fonti interne e fonti esterne.

In questa guida trovi una spiegazione esaustiva di tutte le fonti di finanziamento a tua disposizione per raccogliere la liquidità aziendale necessaria per tenere in vita o per aprire la tua Partita Iva.

Trovare il giusto mix ed essere sempre in grado di programmare con anticipo le mosse future permette alla tua attività di avere delle basi solide per crescere in maniera sana e senza rischiare problemi di insolvenza o di crisi di liquidità.

 

Cosa sono le fonti di finanziamento

In ambito finanziario, con il termine fonti di finanziamento s’intendono tutte le modalità con cui un’impresa (piccola, media o grande) può reperire le risorse necessarie per finanziare le proprie attività a breve, medio o lungo termine.

In base alle necessità puoi far riferimento a fonti di finanziamento differenti. Se ad esempio, hai la necessità di avere liquidità nel brevissimo periodo puoi decidere di “autofinanziarti” utilizzando il capitale proprio oppure chiedere un prestito. Invece, se devi programmare degli investimenti a lunga scadenza, puoi utilizzare fonti differenti, come ad esempio l’emissione di obbligazioni o la richiesta di un mutuo.

I capitali da utilizzare per l’azienda si dividono in:

  • capitale proprio (fonti interne, finanziamento a breve e brevissimo tempo),
  • capitale di debito (fonti esterne, finanziamento a breve, medio o lungo termine in base alla tipologia di fonte).

Ogni impresa deve trovare il giusto mix e delineare una strategia a lungo termine.
Una corretta gestione delle fonti di finanziamento, del flusso di cassa aziendale e della liquidità permette di avere un conto economico in ordine e di non dover far fronte a situazioni complicate che possono compromettere la stabilità aziendale.

Soprattutto nelle piccole aziende, dove accedere a fonti di finanziamento a lungo termine è complicato (mutui, prestiti obbligazionari), avere a disposizione liquidità o delle riserve di capitale è necessario per non dover chiudere o rischiare la bancarotta.

Gestione Finanziaria

 

Come si classificano le fonti di finanziamento: capitale proprio e capitale di debito

Ne abbiamo già accennato, ora approfondiamo in maniera più puntuale la definizione di capitale proprio e di capitale di debito.

Il capitale proprio viene anche definito “capitale di rischio”. Si tratta dei soldi che vengono investiti in maniera diretta dal proprietario dell’azienda o dai soci che la compongono. Solitamente sono a fondo perduto e non devono essere rimborsati né remunerati.

Il capitale proprio può essere conferito nella società in diverse fasi: all'apertura come capitale sociale, oppure durante la sua “vita” come aumento di capitale per far fronte a spese improvvise oppure per finanziare nuovi progetti o business unit.

Il capitale di rischio, come si può intuire anche dal nome, viene immesso nell’azienda a “rischio e pericolo” dell’imprenditore: può venire perso completamente, oppure può portare una remunerazione sotto forma di dividendi e utili dell’impresa.

Il capitale di debito viene anche definito “capitale di credito”. In questa macrocategoria rientrano tutte quelle fonti di finanziamento che prevedono l’utilizzo di risorse provenienti dall’esterno. L’impresa che ne fa uso si impegna a restituire il capitale con delle scadenze precise e con il pagamento di un interesse.

Il capitale di credito può essere utilizzato sia per coprire eventuali buchi di bilancio, sia per fare investimenti per la crescita della società.

L’utilizzo di queste fonti è necessario per ogni azienda, anche le più piccole, ma bisogna programmarle sul lungo periodo.

 

Fonti di finanziamento a breve e a lungo termine

Le fonti di finanziamento, oltre a dividersi in fonti interne (capitale di rischio) e fonti esterne (capitale di credito), si differenziano anche per l’utilizzo che se ne fa nel tempo.

  • Fonti di finanziamento a breve termine. Rientrano in questa categoria tutte quelle risorse che puoi ottenere in breve o brevissimo tempo. Vengono utilizzate per gli impieghi a breve termine (entro i dodici mesi), come ad esempio i costi di gestione dell’azienda, oppure le spese impreviste. Tra le fonti di finanziamento a breve rientrano l’autofinanziamento dei soci (aumento di capitale) oppure i prestiti a breve scadenza concessi da banche o istituti di credito.
  • Fonti di finanziamento a lungo termine. Vengono classificati in questa categoria tutte le risorse che vengono utilizzate per gli investimenti sul lungo periodo (medio termine tra i 2 e i 5 anni, a lungo termini dai 5 anni in su). Di solito questo tipo di investimento viene chiamato “immobilizzazione” e non prevede una remunerazione nel breve periodo. Può trattarsi, ad esempio, dell’acquisto di un macchinario, di un immobile, oppure, nel caso delle piccole aziende o delle partite IVA, del furgone con cui lavorare. Vengono definite “immobilizzazioni” perché bloccano la liquidità per un lungo periodo.

 

Le fonti di finanziamento interne (capitale proprio)

Si tratta di tutte le risorse immesse autonomamente nell’azienda facendo ricorso a un capitale di rischio.

Soprattutto nelle prime fasi di crescita, è complicato accedere ai finanziamenti, quindi per far fronte a tutte le spese è necessario utilizzare la propria ricchezza oppure quella dei soci che compongono la società.

Le fonti di finanziamento interne si dividono in:

  • capitale di rischio,
  • finanziamento dei soci,
  • autofinanziamento.

Del capitale di rischio ne abbiamo già parlato nei paragrafi precedenti. Si tratta delle risorse finanziarie che vengono immesse nel patrimonio societario dal proprietario o dai soci. Si tratta di capitali a “fondo perduto” e a tempo indeterminato. Non c’è nessuna garanzia che questi capitali portino a una remunerazione. Il capitale di rischio può venire utilizzato anche per fare un aumento di capitale in caso di crisi di liquidità.

Il finanziamento dei soci è molto simile all’aumento di capitale, con l’unica differenza che i proprietari non sono obbligati a immettere nell’azienda una somma pari alle loro quote.

Cosa vuole dire? Facciamoci aiutare da un esempio numerico. Un’azienda è composta da tre soci: Tizio detiene il 40% delle quote, Caio il 35% e Sempronio il 25%. L’azienda delibera un finanziamento per far fronte a spese improvvise pari a 100.000€. Se fosse fatto un semplice aumento di capitale Tizio dovrebbe staccare un assegno da 40.000€, Caio di 35.000€ e Sempronio di 25.000€. Invece, utilizzando lo strumento del finanziamento dei soci, le quote possono variare in base alle disponibilità di ognuno. Ad esempio, Tizio potrebbe finanziare solo per 20.000€, lasciando gli altri 80.000€ ai due soci.

L’autofinanziamento, invece, è una fonte di finanziamento molto in voga nelle piccole aziende.
Esistono diverse tipologie di autofinanziamento e le due più utilizzate sono:

  • utili non distribuiti,
  • ammortamento.

Per utili non distribuiti si intendono i profitti generati da un’azienda a fine anno e che non vengono dati sottoforma di dividendi ai soci. Queste risorse vengono utilizzate per investimenti a lungo termine che permettono all’azienda di crescere e avere basi più solide.

Per ammortamento, invece, si intendono la suddivisione di una spesa importante (l’acquisto di un immobile o di un macchinario) su più anni.
Se ad esempio acquisti un bene strumentale per un valore di 100.000€ e ipotizzi che possa essere utilizzato per cinque anni, si divide l’importo della spesa per cinque. In questo modo a bilancio inserirai un costo di “soli” 20.000€, liberando liquidità per 80.000€ da utilizzare per ulteriori investimenti oppure per i costi di gestione dell’impresa.

Gestione Finanziaria

 

Le fonti di finanziamento esterne (capitale di debito)

Non sempre è possibile fare affidamento solamente sulle fonti interne, soprattutto se devi fare investimenti sul lungo periodo. In questo caso entrano in giorno le fonti di finanziamento esterne.

Ne esistono di tante tipologie differenti: a breve e lungo periodo, con tassi di interesse più o meno alti. Nei prossimi paragrafi trovi una descrizione esaustiva delle più importanti fonti di finanziamento esterne.

Prestiti bancari

I prestiti bancari o il finanziamento dagli istituti di credito è la forma di finanziamento esterno più usata dalle imprese italiane, anche dai piccoli imprenditori.

Molto semplicemente si tratta di risorse che vengono prestate dalla banca o da una finanziaria dopo un’attenta analisi dell’affidabilità creditizia e del bilancio dell’impresa.

Il prestito può essere utilizzato sia per le spese a breve termine (crisi di liquidità, insolvenza) oppure per gli investimenti di lungo periodo.

Una nuova tipologia di prestito molto in voga tra le startup e le piccole aziende è il crowdfunding. L’azienda, invece di rivolgersi al circuito tradizionale, si rivolge direttamente alla “folla” (crowd in inglese vuol dire proprio folla), cioè alle persone comuni. Espone il proprio progetto e chiede una somma per la sua realizzazione. Il prestito viene remunerato con un tasso di interesse deciso dalla piattaforma che ospita il crowdfunding.

Leasing

Il leasing viene usato dalle aziende soprattutto per l’acquisto di macchinari o dei mezzi di trasporto.

È una sorta di “affitto”: la società sottoscrive un contratto per l’utilizzo del bene versando al vero “proprietario” un canone periodico (solitamente mensile).
Alla fine del contratto, l’azienda lo può riscattare pagando una “maxi” rata finale, oppure può sottoscrivere un ulteriore finanziamento per il leasing di un macchinario più recente. È lo stesso strumento che si utilizza anche per l’acquisto delle automobili.

Factoring

Il factoring è una delle fonti di finanziamento esterne a breve termine.
Si tratta della cessione da parte dell’impresa dei propri crediti commerciali, cioè delle fatture emesse per la vendita di prodotti e servizi a terzi.

Esistono due tipologie di factoring:

  • Accredito a scadenza. L’azienda cede i propri crediti a un’impresa specializzata che andrà all’incasso alla scadenza prendendosi una percentuale per il lavoro svolto.
  • Accredito anticipato. L’azienda cede immediatamente i propri crediti per ottenere liquidità, ma l’impresa di factoring si fa pagare una commissione.

Anticipo fatture

Altra tipologia di finanziamento esterne per ottenere liquidità immediata e far fronte a spese improvvise è l’anticipo fatture.
Di che cosa si tratta? Una banca o un istituto di credito concede un fido all’azienda anticipando l’importo delle fatture emesse nell’ultimo periodo.

Anche l’anticipo delle fatture ha un costo per l’azienda e sul lungo periodo ha un impatto diretto sul bilancio.

Quando ricorri alle fonti di finanziamento, chiedi un “credito” a banche o ad altre società. In altri casi, invece, puoi essere tu a concedere un credito ai tuoi clienti: ti ritroverai a gestire crediti commerciali, tema a cui dedicheremo il prossimo capitolo.

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